Mortalità giovanile: i dati ufficiali Istat

A marzo l’Istat ha finalmente pubblicato le statistiche sulla mortalità in Italia nel 2022.

Più fonti, a livello europeo e internazionale, hanno segnalato un misterioso aumento della mortalità negli anni 2021 e 2022, benché a logica, essendo terminata la “pandemia”, ci si dovrebbe attendere una diminuzione. Inoltre le cronache locali riportano notizie di strani decessi per malori improvvisi in persone apparentemente sane, in particolare tra i giovani maschi. Si è quindi legittimamente avanzato un sospetto sul ruolo in tali vicende dei vaccini covid, trattandosi di preparati sperimentali e dagli effetti ignoti. Abbiamo ora l’opportunità di verificare questa ipotesi tramite i dati demografici.

L’Istat purtroppo non ci aiuta, perché presenta i dati sui decessi solo in modo aggregato, o per territorio, ma non per fasce di età.

ITALIA: decessi, tutte le età
Anno 2015: 656.196
Anno 2016: 627.071
Anno 2017: 659.473
Anno 2018: 640.843
Anno 2019: 644.515
Anno 2020: 746.146
Anno 2021: 709.035
Anno 2022: 713.499

Sull’intera popolazione italiana è visibile un incremento della mortalità nel 2020, anno della pandemia, mortalità che nel 2021 e 2022, anziché tornare ai livelli degli anni precedenti, come ci si aspetterebbe (anche per via dell’effetto “harvesting”, mietitura, noto in epidemiologia), resta su livelli più elevati. La circostanza è stata spiegata ad es. come effetto delle mancate diagnosi e cure mediche nel 2020 (provocate dalle folli misure “anti-pandemiche”), e in generale da un deterioramento del sistema sanitario. A cui naturalmente vanno aggiunti gli effetti collaterali dei vaccini.

I dati che più ci interessano, sulla mortalità giovanile, vanno ricavati indirettamente, tramite estrapolazione, dalle tabelle dei decessi giornalieri per regione.
Metodo. Ho scelto come campione quattro regioni, tra le più popolose. Come fascia di età ho individuato quella dai 20 ai 34 anni (per i minorenni la percentuale di vaccinati era minore). Viene indicata la variazione percentuale rispetto alla media dei cinque anni 2015-2019 (escludendo l’anno 2020, che a causa delle reclusioni ha comportato variazioni significative nello stile di vita). Un calcolo effettuato sul solo sesso maschile non dà risultati sostanzialmente differenti.

LOMBARDIA: decessi 20-34 anni, entrambi i sessi
Anni 2015-2019: 478, 463, 462, 464, 471 (media 467,6)
Anno 2020: 438
Anno 2021: 417 (variazione dalla media -10,8%)
Anno 2022: 464 (variazione dalla media -0,8%)

EMILIA ROMAGNA: decessi 20-34 anni, entrambi i sessi
Anni 2015-2019: 232, 231, 228, 198, 211 (media 220)
Anno 2020: 203
Anno 2021: 228 (variazione dalla media +3,6%)
Anno 2022: 201 (variazione dalla media -8,6%)

LAZIO: decessi 20-34 anni, entrambi i sessi
Anni 2015-2019: 335, 360, 332, 326, 276, 294 (media 320,5)
Anno 2020: 257
Anno 2021: 306 (variazione dalla media -4,5%)
Anno 2022: 277 (variazione dalla media -13,6%)

SICILIA: decessi 20-34 anni, entrambi i sessi
Anni 2015-2019: 331, 302, 314, 325, 310 (media 316,4)
Anno 2020: 296
Anno 2021: 290 (variazione dalla media -8,3%)
Anno 2022: 286 (variazione dalla media -9,6%)

La conclusione è che, al di là di una certa variabilità territoriale e temporale, nelle fasce di età giovanili, a prima vista, la mortalità nel 2021 e 2022 si aggira sui livelli degli anni 2015-2019, senza che sia percepibile un aumento (ed anzi si nota mediamente una diminuzione).
Questo è il dato grezzo da cui devono partire le interpretazioni. Se i nostri avversari hanno fatto della mistificazione sistematica dei fatti il proprio modus operandi, tramite i media (sulle questioni sanitarie, belliche, economiche, climatiche ecc.), a noi spetta invece il dovere dell’onesta intellettuale.

Alcune precisazioni. Si tratta, sia per le età sia per il periodo scelto, di un campione significativo, ma parziale. I dati si riferiscono alla mortalità effettiva e non a quella attesa, che dovrebbe tener conto della quantità di soggetti appartenenti al gruppo studiato (quantità in calo costante, visto l’effetto della denatalità). Le statistiche Istat non specificano la causa di morte: in teoria potrebbe essersi verificato un aumento dei malori improvvisi, controbilanciato da una diminuzione della mortalità per altre cause. Le statistiche si riferiscono ai decessi, e quindi non ci dicono nulla sugli (innegabili) effetti collaterali dei vaccini, privi di conseguenze mortali. Infine, qualcuno potrebbe mettere in dubbio l’attendibilità stessa dei dati Istat: abbiamo visto come le istituzioni pubbliche, anziché controllarsi a vicenda, fanno gioco comune per tutelare se stesse e lo status quo.

A livello politico, non cambia nulla nel giudizio necessariamente negativo che occorre dare delle misure covidiste, a prescindere dagli aggiornamenti su efficacia (scarsa) o sicurezza (dubbia) dei vaccini. Si è spiegato ampiamente come tali misure di restrizione delle libertà personali e dei diritti fondamentali fossero sproporzionate, controproducenti e illegali. Imporre gli arresti domiciliari di massa e l’apartheid… adducendo l’intenzione di tutelare la salute dei cittadini… è uno scherzo di cattivo gusto. La Corte costituzionale, nel negare tale evidenza, ha solo delegittimato se stessa.
Peraltro l’emergenzialismo, come metodo di governo, pare destinato a restare, con altri pretesti, come quarto pilastro del Sistema (gli altri tre pilastri sono: neo-liberismo, europeismo e atlantismo). Il finanz-capitalismo occidentale è ormai in crisi permanente, e per evitare il collasso evolve in forme sempre più autoritarie e pauperizzanti.

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